Il concorso dei vigili urbani: il racconto di una storia già scritta

Il concorso dei vigili urbani: il racconto di una storia già scritta

Con la pubblicazione della graduatoria definitiva in data 30 Maggio 2015 si è concluso il concorso indetto dal comune di Ascea per la selezione di due vigili urbani e, con essa, si chiude un brutto capitolo della storia recente del nostro paese.

In un tempo in cui le cose non vanno quasi mai come ci aspettiamo, ci è sembrato di assistere al racconto di una storia già scritta.

Ancora prima della pubblicazione del bando di concorso ascoltavo insistentemente voci di possibili vincitori. Voci di popolo, chiacchiere da bar. Nessuno, me compreso, le ha mai prese seriamente in considerazione.
Poi, qualche tempo dopo la pubblicazione del bando, mi capitava di ricevere una lettera in cui qualcuno si era preso la briga di mettere nero su bianco i nomi dei vincitori e annesse ragioni della vittoria. Chiunque fosse non si firmava, ma inviava la lettera per conoscenza a me, ai Carabinieri di Ascea e alla redazione del giornale “Stile Libero”.
Succede che il concorso si conclude, tra rinvii e polemiche, e vengono comunicati i vincitori.

Potete immaginare lo stupore nello scoprire che la profezia si era avverata e che un nome presente nella lettera risultava tra i vincitori del concorso. Semplice coincidenza? Può darsi. Ma abbastanza per alimentare un legittimo sospetto.

Essendo più bravo con i numeri che con le parole, facevo due conti.
Al concorso erano stati ammessi 370 candidati provenienti da tutta Italia. Di questi, 211 si sono presentati il 2 Maggio per sostenere la prova di preselezione, poi rinviata. Sapete qual è la probabilità in questo caso che uno specifico candidato, a parità di condizioni, vinca il concorso?
La probabilità è lo 0,47%.

Impossibile? Nulla è impossibile…
Improbabile? Altamente improbabile…

In qualità di consigliere comunale ho sentito il dovere di segnalare queste coincidenze, le evidenti anomalie presenti nei verbali della commissione giudicatrice e le presunte irregolarità riscontrate, per il rispetto dei cittadini di Ascea e degli stessi candidati che hanno affrontato le selezioni.

E così ho fatto quando sono stato contattato telefonicamente dai giornalista del quotidiano “La Città” in merito alla vicenda in oggetto. Mi sono limitato a raccontare l’accaduto, riportando quanto dichiarato nei verbali della commissione e dando voce ai racconti dei candidati che hanno sostenuto il concorso ed assistito a quanto successo.

Il sig. sindaco è un po’ confuso: prima parla di un concorso svoltosi correttamente, in totale trasparenza e in piena legalità, ma poi si reca in Procura per chiedere di verificare la sussistenza di fatti penalmente rilevanti connessi allo svolgimento dello stesso.

In merito alle mie dichiarazioni e ai miei comportamenti può stare tranquillo.
Io non mi preoccuperei di verificare le mie affermazioni, a questo penseranno le autorità. Ho consegnato per tempo il materiale in mio possesso ai Carabinieri e rilasciato tutte le dichiarazioni del caso. E quando chi di dovere vorrà sentirmi come persona informata sui fatti sarò pronto a raccontare quanto già detto e a fornire ogni altra informazione in mio possesso, purché si accerti la verità.
Io non mi preoccuperei troppo di cercare i responsabili delle contestazioni tra fantomatici personaggi estranei al concorso, ma di accertare le reali cause dell’esagerato ritardo della commissione, inspiegabile e ingiustificabile.
Io non mi preoccuperei di trovare gli autori dei fogli buttati davanti al cimitero, semmai analizzerei le ragioni che hanno spinto a questa azione, segno di uno stato estremo di insofferenza.

O non si è compresa l’entità dell’accaduto, o si cerca di sviare l’attenzione dal problema reale, ovvero accertare il regolare svolgimento del concorso.

Forse andrebbero ascoltati i racconti dei candidati, quelli che hanno dovuto aspettare per ore la commissione durante la preselezione senza alcuna spiegazione, quelli che hanno visto rimandare la prova, quelli che dopo aver superato le preselezioni hanno deciso di non proseguire per non prendere parte all’ennesima pagliacciata, quelli che hanno visto la commissione chiudersi da sola nella stanza prima della correzione dei compiti, quelli che non hanno vinto per un soffio, rendendo vano ogni loro sforzo.

Ci si dovrebbe chiedere perché i quiz a risposta multipla forniti erano uguali per tutti i candidati e non ottenuti mediante sorteggio tra diverse domande selezionate da un più ampio archivio.
Ci si dovrebbe chiedere perché è stato esplicitamente richiesto ai candidati di firmare le prove rendendole riconoscibili mentre, nell’interesse di tutti, si potevano consegnare in forma anonima.
Ci si dovrebbe chiedere perché la correzione non è stata immediata in seguito alla conclusione della prova e perché la commissione ha chiesto ai candidati di uscire dall’aula prima di iniziare le attività di verifica.

Non me ne vogliano i vincitori e gli idonei, niente di personale nei loro confronti, ma va fatta chiarezza: troppe anomalie nello svolgimento del concorso, troppe zone grigie. Se verrà accertato che tutto si è svolto regolarmente, saremo tutti più sereni. Viceversa, chi ha sbagliato dovrà assumersi le proprie responsabilità. Perché non sarebbe solo immorale, ma anche illegale. In entrambi i casi, ognuno avrà quello che si merita.

Perché la verità ci renderà liberi, quasi tutti…

Egidio Criscuolo

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Un commento

  1. Stesso copione si verifico’ quando partecipai io dieci anni fa..Scoperti dai Carabinieri plichi con domande gia compilate!!! Risultato? Quiz cambiati e svolgimento del concorso con presenza delle forze dell’ordine. I risultati stravolsero (ovviamente) la ipotizzata graduatoria che andava avanti da anni.

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